Abbronzatura artificiale? I rischi dei lettini solari

Uno studio segnala i pericoli della tintarella artificiale: il cervello diventa dipendente dagli UV

Abbronzatura artificiale? I rischi dei lettini solari

Siete dei fanatici dell'abbronzatura? Non perdete occasione per stendervi sul lettino in terrazza o su una panchina in centro appena spunta il primo raggio di sole? Non ne potete fare a meno anche in inverno e vi recate nei centri di abbronzatura?

Come noto quando si parla di abbronzatura e del desiderio, a volte un po' esagerato, di avere sempre una pelle perfettamente scura, si parla subito di sicurezza: prendere il sole in maniera esagerata è pericoloso, dal momento che il sole emana raggi potenzialmente molto dannosi per la pelle.

Da questo punto di vista sono sempre valide le raccomandazioni più comuni, ovvero evitare di prendere il sole nelle ore centrali della giornata, aumentare la durata delle esposizioni in maniera graduale, proteggere sempre la pelle con dei prodotti solari specifici per il proprio fototipo.

L'abbronzatura va sempre presa in maniera attenta ed oculata, quindi, e il livello di attenzione deve essere altrettanto elevato anche per quanto riguarda l'abbronzatura "artificiale", quindi quella ottenuta tramite lettini e lampade di vario tipo.

Il fatto che si possa ottenere un'abbronzatura anche durante l'inverno, quando il clima non è certamente adatto per andare in spiaggia, è cosa nota: sono ormai tantissimi i centri estetici che propongono dei trattamenti specifici in grado di donare una piacevole abbronzatura, sia essa relativa esclusivamente al fisico, oppure anche al fisico nella sua interezza.

Anche questi sistemi di abbronzatura artificiale devono essere utilizzati con moderazione: anche in questo caso ovviamente non è il caso di "demonizzare" il fenomeno, e sarebbe sbagliato sostenere che i lettini e gli strumenti analoghi sono in tutti i casi pericolosi, certo è che bisogna rivolgersi solo ed esclusivamente a centri estetici specializzati e professionali, e soprattutto i trattamenti devono essere eseguiti in maniera oculata senza prolungare oltremodo la durata delle esposizioni.

Il desiderio di essere abbronzati dunque convivere in tutti i casi con l'attenzione nei confronti della propria pelle, sia per quanto riguarda l'abbronzatura naturale che quella artificiale.

Ma per quale motivo si avverte questa voglia così accesa di sfoggiare sempre una pelle ben scura?

Sicuramente la pelle abbronzata è esteticamente piacevole, non lo si può negare, ma vi sono dei casi in cui questo desiderio oltrepassa la normalità e diviene un vero e proprio bisogno, un'esigenza che si desidera soddisfare nel modo più assoluto.

Da questo punto di vista sono molto interessanti i dati emersi da un'insolita ricerca che introduciamo a breve: lo studio in questione ha preso in analisi l'abbronzatura e i suoi potenziali effetti negativi non in modo classico, dunque non per quanto riguarda i possibili risvolti negativi a danno della pelle, ma sotto una chiave assolutamente innovativa.

La ricerca in questione ha considerato l'abbronzatura come una sorta di "droga", un qualcosa che dona una sorta di senso di assuefazione, e a quanto pare alcune persone vivono questo loro bisogno proprio in questo modo, al punto da avvertire un profondo senso di disagio nel caso in cui non riescano a soddisfarlo.

Entriamo subito nel dettaglio, dunque, e scopriamo cosa è emerso da questa ricerca decisamente "sui generis".


Lo studio in questione è stato pubblicato in tempi recenti e ha fatto emergere un dato allarmante: la passione per la tintarella artificiale sarebbe paragonabile ad una sorta di tossicodipendenza. Durante le sessioni di abbronzatura, le radiazioni ultraviolette scatenerebbero il rilascio di sostanze legate al piacere in alcune parti del cervello. In questo modo, nonostante i rischi connessi al cancro della pelle, all'invecchiamento precoce e alle rughe, si torna frequentemente a cercare il lettino solare.


È quanto emerge dallo studio pubblicato su Addiction Biology e firmato da Bryon Adinoff, professore di psichiatria presso lo University of Texas Southwestern Medical Center. Il lettino solare funziona un po' come l'assunzione di zucchero nello stimolare la sensazione di piacere.


L'equipe guidata dal dottor Adinoff, studiando un piccolo gruppo di persone che frequentano i lettini solari almeno tre volte a settimana, ha visto come l'eccesso di abbronzatura abbia pregiudicato la loro attività cerebrale. Diverse aree del cervello ne risentono: lo striato dorsale, l'insula anteriore sinistra e parte della corteccia orbitofrontale, tutte zone molto attive quando si parla di dipendenza da sostanze psicotrope.


Il dato davvero impressionante riguarda l'influenza dell'esposizione sui fanatici della tintarella artificiale. Ponendo un filtro anti UV, gli effetti sull'attività cerebrale sono minori e meno dannosi, ma le persone si sentono quasi private dei loro raggi UV e ne vogliono ancora.

Questo aspetto è davvero molto suggestivo, ed evidenzia come l'eccesso di abbronzatura possa costituire una sorta di duplice rischio, quindi un problema per la pelle e per la sua salute, senza dubbio, ma anche un problema inerente il mondo della psiche.

Quest'ultima analisi infatti va ad annullare il cosiddetto effetto placebo, evidenziando come la sensazione di piacere che si prova nel mentre ci si assicura la propria dose di raggi solari non sia dovuta ad un aspetto meramente psicologico, ma biologico.

Ricordatevi: per abbronzarsi non c'è miglior cosa dell'esposizione solare diretta, sempre con le giuste precauzioni. Per conoscerle, calcolate il vostro fototipo qui.





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