Anima, corpo e filosofia

Anima, corpo e filosofia

Anima, corpo e filosofia

Fin dall'antichità eminenti studiosi, letterati e filosofi si sono occupati del rapporto che intercorre fra il nostro corpo e la nostra mente; soprattutto in relazione agli influssi che quest'ultima ha sui nostri comporatmenti e sulle nostre pulsioni. Alcuni sostenevano l'esistenza innegabile di questo stretto rapporto, altri invece erano convinti dell'esistenza di una netta distinzione fra queste due entità.

Platone è il primo netto sostenitore di una posizione dualistica: anima e corpo sono due sostanze distinte, irriducibili l'una all'altra, indipendenti. In particolare l'anima è immortale e non solo continua a vivere dopo la morte del corpo, ma è esistita anche prima del corpo. L'anima è il centro della vita intellettiva ed etica dell'uomo, è l'essenza dell'uomo ed è concepita come immateriale.

Aristotele, al contrario, rifiuta il dualismo platonico: pur concentrandosi sul significato di anima come vita, ritiene che essa non possa essere separata dal corpo, ma anzi identifica l'anima con capacità specifiche del corpo, e cioè con quelle capacità che consentono all'organismo di vivere. In questo senso non ci può essere distinzione, se non a livello filosofico, tra anima e corpo.

Durante il Medioevo il rapporto anima-corpo viene dibattuto tra religione e filosofia nel tentativo di costruire una filosofia cristiana che conciliasse l'idea dell'immortalità dell'anima e della mortalità del corpo, con quella dell'uomo inteso come totalità di anima e corpo.

Con il Rinascimento continua ad essere discussa non solo la questione del rapporto mente-anima come l'avevano impostata Platone da un lato e Aristotele dall'altro, ma anche l'assunto fondamentale che la nozione di anima aveva avuto per tutta la sua storia, cioè quella del suo rapporto essenziale con la vita. Da questo punto di vista il concetto di anima viene esteso a tutta la natura.

Oggi possiamo affermare che nella nostra società il rapporto che intercorre fra queste due entità è imprenscindibile, in quanto proprio lo sviluppo dell'uomo e della sua mente hanno portato a secolarizzare questo tema, contrapponendolo a quello espresso dal Rinascimento e dal Medioevo prima.





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