Stress e depressione favoriscono la calvizie, ma è vero anche il contrario

Secondo ricerche autorevoli, la caduta dei capelli potrebbe favorire stati depressivi e di stress

Stress e depressione favoriscono la calvizie, ma è vero anche il contrario

E' una notizia che, probabilmente, non sarà di grande incoraggiamento nei confronti di uomini e donne che, loro malgrado, sono interessati da caduta dei capelli; le fonti da cui proviene, tuttavia, sono autorevoli, dunque quanto emerso merita certamente di essere sottolineato.

 

Anzitutto, c'è da fare una premessa: come noto, la condizione psicologica che interessa una persona può influire negativamente sulla salute ed il benessere della capigliatura; condizioni di ansia o di stress piuttosto accentuate e dovute a molteplici motivi differenti, oppure stati depressivi prolungati, possono certamente essere causa di caduta di capelli, o quantomeno possono accelerare questo processo.

 

Come sottolinea il Professor Pietro Lorenzetti, Incoming President della Società Italiana di Chirurgia della Calvizie, condizioni psicologiche critiche quali quelle appena descritte possono avere un impatto negativo nei confronti della salute dei capelli.

 

Nello specifico, stati di stress e di ansia favorirebbero lo svilupparsi, nel sangue, di alcuni ormoni, i quali renderebbero più probabile, o più celere, la caduta dei capelli.

 

Quanto detto fino ad ora è noto a tutti, ma che cosa è emerso dalle più recenti analisi relative alla calvizie?

 

Lo stesso Professor Pietro Lorenzetti ha evidenziato che se, da un lato, condizioni psicologiche spiacevoli possono favorire la calvizie, è assolutamente vero anche il contrario, sulla base che lo stesso Professore chiama "effetto Sansone".

 

Guardarsi allo specchio e notare che i propri capelli sono diratati, o comunque che sono visibilmente meno folti rispetto a come si era bituati a vedersi, ha un effetto negativo nei confronti della psiche, dunque non è sbagliato sostenere che la caduta dei capelli, oltre ad essere effetto, è anche causa di stati depressivi.

 

Percepirsi meno attraenti, purtroppo, può accentuare la sensazione di disagio psicologico, di conseguenza gli stati depressivi possono, in queste occasioni, generare un vero e proprio circolo vizioso: le difficoltà psicologiche comportano la caduta di capelli, ed il diradamento della capigliatura, percepito dalla persona, ha un ulteriore effetti negativo a livello psichico.

 

Nello specifico, il Professor Pietro Lorenzetti ha citato una autorevole ricerca pubblicata su Indian Journal of Dermatology, secondo cui il disagio estetico percepito dalle persone interessate da diradamento avrebbe aumentato i loro stati depressivi per il 38% dei casi, e le loro condizioni di stress nel 62% dei casi.

 

Una ricerca pubblicata sulla medesima testata, inoltre, avrebbe evidenziato come a risentire negativamente della calvizie sarebbero soprattutto le donne: la probabilità che persone di sesso femminile possano maturare, per via della caduta dei capelli, stati di depressione, di ansia o di preoccupazione, è risultata essere ben 4 volte superiore rispetto agli uomini.

 

Questo fenomeno, per quanto spiacevole, non deve tuttavia scoraggiare chi è interessato da calvizie, anzi: accettare la propria condizione estetica e riuscire magari, in qualche modo, a valorizzarla, può interrompere questo negativo circolo vizioso che si innesca in queste occasioni.

 

Ovviamente, le tecniche per recuperare una capigliatura folta non mancano, per quanto siano in genere piuttosto costose e, in altri casi, piuttosto invasive.

 

A detta del Professor Pietro Lorenzetti la soluzione più efficace per recuperare una capigliatura folta è sicuramente rappresentata dal cosiddetto autotrapianto, anche noto come FUE, Follicular Unit Extraction.

 

Sarebbe questa dunque, oggi, la soluzione migliore per chi volesse fronteggiare il problema della caduta dei capelli in modo efficace.

 

Riccardo G.





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