La qualità ambientale per modernizzare il paese.

La qualità ambientale per modernizzare il paese.

La qualità ambientale per modernizzare il paese.

Negli ultimi anni la volontà di perseguire, individualmente o collettivamente, obiettivi di qualità ambientale è divenuta sinonimo di ricerca della qualità tout court. Questo segna un passaggio di ciclo, un elemento di discontinuità con il passato ad oggi non sufficientemente sottolineato.

Non sono poi così lontani gli anni durante i quali i sostenitori della primazia della questione ambientale venivano considerati i detrattori del nuovo e delle stesse idee di crescita economica e di progresso sociale.

Numerosi sono gli ambiti di attività dove la "rivoluzione ambientale" ha dispiegato i suoi effetti:

- l’agricoltura, ad esempio, o più in generale le produzioni alimentari, dove le garanzie di qualità e in particolare di qualità organolettica, vengono ricercate in un settore, quello della produzione biologica, che annovera ormai più di 26.000 aziende;

- il turismo, dove i parchi naturali, conferendo particolare appeal alle comunità locali comprese nel loro perimetro, stanno rilanciando economie altrimenti destinate ad una ineluttabile marginalità;

- l’industria, dove il perseguimento della qualità ambientale diviene occasione di ripensamento sui cicli produttivi finalizzata ad ottimizzare i processi, ad aumentare il consenso sociale per le attività sul territorio, ad affrontare con le migliori chance la competizione internazionale.

Più in generale si può sostenere che una serie notevole di occasioni di modernizzazione del Paese vengono oggi stimolate, guidate o comunque transitano per la questione ambientale. Questo non vuol dire che non si tratti di una "porta stretta": le opportunità esistono, ma richiedono fiducia, coinvolgimento, rinuncia a scegliere la via più breve e disponibilità a valutare le soluzioni più complesse.

Tra le fenomenologie a sostegno di quanto affermato non può non citarsi la modernizzazione del sistema industriale. Infatti, la vecchia contrapposizione tra ambiente ed industria, tutta giocata sul binomio elusione/denuncia, si sta trasformando in qualcosa di decisamente più evoluto. Il sistema industriale e produttivo in genere, non si sottrae al confronto con problemi quali l'utilizzo efficiente delle risorse, l’ottimizzazione delle materie prime, la riduzione degli scarti e il loro avvio al riciclaggio e al recupero. La sfida, in buona sostanza, è stata ormai raccolta, e se rimangono delle "sacche di resistenza", ciò è riconducibile alla estrema polverizzazione del nostro tessuto imprenditoriale che consente strategie di attesa, e, in alcuni casi più gravi, di "nascondimento".

La domanda di qualità ambientale e territoriale ha consentito la rapida affermazione di nuovi spazi di intrapresa nel downstream del settore manifatturiero, ovvero nella cosiddetta "industria verde" o del disinquinamento, un settore di servizio che garantisce ai paesi avanzati la riproducibilità del proprio percorso di sviluppo Contemporaneamente ha determinato il perfezionamento di nuovi sofisticati strumenti di analisi di prodotto - pensiamo, ad esempio, alla procedura di life cycle analysis - che hanno garantito importanti innovazioni di prodotto.

Da una spinta normativa a valenza ambientale è dipeso in anche il recente fortissimo rinnovamento del nostro parco auto che, in caso contrario, presenterebbe oggi un'età media decisamente superiore e renderebbe ancora più ardua l’adesione alla nuova sfida lanciata dall'Unione Europea per ciò che concerne la messa al bando della benzina con piombo.

Le stesse politiche pubbliche hanno ricevuto dall'emergere della questione ambientale più di un contributo di sicuro interesse, quantomeno sotto il profilo metodologico. Il riferimento corre naturalmente alla valutazione di impatto ambientale, ma non possono essere trascurati gli stimoli verso le cosiddette "tasse di scopo" o verso gli strumenti di partecipazione volontaria, evidentemente estensibili ad altri ambiti di azione.

Sul fronte del controllo del territorio le esigenze di salvaguardia ambientale stanno suggerendo a tutti i paesi evoluti di dotarsi di sistemi di rilevazione e monitoraggio ad alta tecnologia (dai sistemi ottici e a infrarossi fino alla rilevazione satellitare e ai software gis). Il ruolo propulsivo in questo settore, un tempo esercitato unicamente dalle esigenze difensive, si determina oggi per gran parte a partire delle esigenze di tutela ambientale.

Valenza ambigua assume invece la questione ambientale in merito alla modernizzazione delle infrastrutture, in particolare per ciò che concerne le grandi vie di comunicazione. In questo caso la spinta ambientale suggerisce essenzialmente cautela, cosa che mal si sposa con l'esigenza di governare problemi di grande immediatezza. Il contributo delle politiche ambientali può rappresentare soprattutto un elemento di riequilibrio per ciò che concerne le scelte modali di lungo periodo, alla luce dell'attuale sbilanciamento a favore della modalità stradale ed autostradale.

Tratto dal "Rapporto sulla Situazione Sociale del Paese" a cura del Censis

 





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