Il cibo come un'ossessione
Il cibo come un’ossessione. Ma perché?
I casi in cui alimentarsi diventa un aspetto fortemente critico, specchio di problematiche psichiche dalla natura piuttosto profonda, sono molto numerosi, e soprattutto possono essere decisamente variegati nelle loro caratteristiche.
Non è affatto sbagliato affermare che il modo di alimentarsi di una persona può essere considerato specchio della sua condizione psichica, e nel caso in cui un soggetto conviva con delle situazioni di disagio psicologico, legate ad esempio ad un trauma, la sfera alimentare rappresenta assai spesso una sorta di valvola di sfogo.
I casi in cui il cibo diventa un’ossessione sono davvero svariati e molteplici, e il termine ossessione, in questi casi, deve essere inteso in modo assolutamente ampio: disturbi psicologici che si sfogano sul piano alimentare, infatti, possono comportare tanto l’assunzione eccessiva di cibo quanto, all’opposto, un alimentazione pericolosamente carente, senza affatto trascurare altri comportamenti alimentari che possono essere allo stesso modo considerati indice di disturbo psicologico, pur senza che vi siano particolari eccessi o carenze sul piano quantitativo.
Se si parla di cibo come ossessione, dunque di disturbi alimentari di origine psicologica, si è subito portati a pensare alla bulimia ed all’anoressia, ed effettivamente queste “facce” del problema sono tra le più consuete in assoluto.
La bulimia, come noto, è un disturbo per il quale la persona tende a mangiare in modo eccessivo, superiore a quanto realmente necessario, anche nel caso in cui non si abbia una reale sensazione di fame.
La persona bulimica, in molti casi, è consapevole di avere un disturbo e di alimentarsi in modo eccessivo, e questo aspetto genera dei circoli viziosi piuttosto preoccupanti.
In molti casi infatti la persona, rendendosi conto di aver mangiato troppo, si colpevolizza, ed è così spinta dal forte desiderio di non metabolizzare quanto assunto per non ingrassare.
Le persone bulimiche, quindi, in molti casi ricorrono a pratiche quali il vomito autoindotto, oppure si dedicano improvvisamente e in modo improprio all’attività sportiva al fine di smaltire quanto mangiato; allo stesso modo, inoltre, una persona può reagire a questo suo disturbo contrapponendo a delle grandi abbuffate dei lunghi periodi di digiuno, abitudini sicuramente poco salutari e potenzialmente pericolose, che sono definite nel gergo psicologico come “comportamenti compensatori”.
L’anoressia è un disturbo fondamentalmente opposto a livello pratico, ma che può tuttavia avere delle radici psicologiche molto simili, se non pressoché analoghe.
C’è anzitutto da sottolineare che l’anoressia, ovvero la carenza di appetito, può essere dovuta ad una vasta gamma di aspetti di natura fisica e medica; laddove si parli di anoressia, tuttavia, si è portati in genere a pensare alla cosiddetta anoressia nervosa, quindi a quel disturbo che ha certamente delle radici psicologiche.
Dinanzi a un caso di anoressia, dunque, è certamente fondamentale capire se si tratta effettivamente di un problema di tipo psicologico oppure se, al contrario, sussistono degli aspetti di natura medica che implicano la carenza di appetito nella persona.
Assai spesso l’anoressia, soprattutto per quanto riguarda le donne, è correlata al desiderio del tutto infondato ed eccessivo di voler dimagrire; anche in questo caso un disturbo di questo tipo cela assai spesso delle problematiche di natura psicologica, e non delle semplici convinzioni sbagliate circa il proprio aspetto fisico. Questo, ad ogni modo, è solo uno dei mille volti che può assumere questo particolare disturbo dell’alimentazione.
L’anoressia può anche avere carattere prettamente temporaneo: a seguito di un evento particolarmente stressante, ad esempio, può essere fisiologico che la persona non avverta alcuna sensazione di appetito; l’anoressia di carattere patologico, ovviamente, è un disturbo che si manifesta in modo piuttosto continuativo.
Inutile dire, ovviamente, che alimentarsi in modo scarso può essere molto pericoloso per la persona, di conseguenza è assolutamente importantissimo che l’anoressia, proprio come la bulimia, venga contrastata in modo ottimale.
Come accennato in precedenza, tuttavia, i casi in cui il cibo diviene un’ossessione possono essere svariati: alcune persone, ad esempio, desiderano controllare in modo eccessivamente puntiglioso le quantità di cibo assunte e il relativo apporto nutrizionale; questo disturbo, spesso definito genericamente come comportamento alimentare ossessivo, è piuttosto diffuso, ed è facilmente riconoscibile dal fatto che la persona, appunto, abbia una vera e propria fissa da questo punto di vista.
I disturbi alimentari possono assumere tantissime diverse sfaccettature: può essere, ad esempio, che una persona sfoghi un momento di particolare stress o di disagio emotivo alimentandosi in modo eccessivo e compulsivo, la cosiddetta fame nervosa, allo stesso modo una persona che versa in stati depressivi può alimentarsi in modo irregolare, magari rifiutando i pasti tradizionali e, al contrario, alimentandosi in piena notte.
Nel caso in cui queste manifestazioni dovessero verificarsi con una certa frequenza, dunque, è necessario intervenire in modo oculato, dunque i familiari e le persone vicine a chi è interessato da tali disturbi devono necessariamente prestare la dovuta attenzione.
Come detto, la radice di questi problemi è quasi sempre psicologica, di conseguenza, una volta appurato che la condizione medica sia nella norma, la consulenza di uno psicologo può essere indispensabile.
E’ importante, ovviamente, che la persona interessata da questi disturbi maturi la dovuta consapevolezza circa la problematica che sta vivendo, e che si impegni con la necessaria volontà per superare questo scoglio: le possibilità di successo nei confronti di queste problematiche alimentari, fortunatamente, sono molto alte, e ciò deve certamente rappresentare un incoraggiamento.
Trattandosi di problematiche di origine psicologica, ovviamente, non può esistere un rimedio valido in assoluto, al contrario il professionista che prende in cura un paziente deve saperne valutare con grande attenzione ed accortezza il profilo psicologico ed eventuali esperienze che possono averlo portato a sviluppare tale disturbo.
Insomma, purtroppo è assolutamente vero che il cibo può divenire un ossessione, ma avvalendosi del supporto di validi professionisti è certamente possibile fronteggiare il problema alla radice e riprendere, di conseguenza, ad alimentarsi in modo regolare, senza rischi per la salute.
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Chiara
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Riccardo
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REBECCA